Informazioni sul fumetto :

La mia recensione :
Sarà una recensione piuttosto breve, perché non so da dove cominciare. È la mia prima recensione in italiano da un anno e mi sento arrugginita. ‘Un polpo alla gola’ di Zerocalcare è l’unico fumetto scritto in romanesco che abbia letto. È stato un piacere, e sono stata travolta dalla nostalgia, perché la prima cosa che ho imparato in italiano è stata l’accento. Con mia cugina, scambiavamo gli accenti: lei parlava italiano con l’accento francese e io il francese con l’accento romanesco. Ora questo accento fa digrignare i denti a mio padre, che è laziale, e mi dice sempre: ‘Ehi, basta parlare come Totti’.
Leggendo questo fumetto, mi ricorda l’infanzia, le storie che ci raccontavamo e inventavamo. Che delizia l’immaginazione dei bambini, e Zero ne aveva un sacco. Con i suoi due amici, Giulia e Secco, è sempre pronto a fare stupidaggini, come andare nel bosco accanto alla scuola, dove di solito è vietato andare. Ma sai com’è, eh? I due piccioncini che sorvegliano le ricreazioni sono talmente sovrastati dagli ormoni che non vedono niente. Sono troppo occupati a baciarsi. Zero, che non è mai stato un granché in ginnastica, scavalca a malapena la ringhiera con una lentezza da far paura, e ovviamente quei due non vedono niente.
Con Secco, pensano che ci sia un lupo nel bosco, e sono pronti ad affrontarlo. Giulia non ci crede, ma sai, viene con lui perché sarà sempre più divertente che stare in ricreazione a non fare nulla. Il bosco è nero, imponente e inquietante. La storia del lupo è solo una leggenda, vero?
Che carini che sono questi ragazzi che cercano di vivere avventure. Zerocalcare è divertente e ironico. Il senso dell’umorismo è particolare e affascinante. Mi è piaciuto e mi sono divertita durante la mia lettura.
Non avendo vissuto a Roma per più di una vacanza, alcune battute non le ho capite. Una cosa che mi ha sorpreso è che sia stato tradotto in francese. Sembra che sia piaciuto molto, ma mi chiedo come abbiano tradotto il romanesco in francese. Mi sembra difficile. Forse il romanesco è diventato il ‘verlen’. Che cos’è? In Francia si usa il ‘verlen’, che è un modo di parlare popolare, dove le sillabe sono invertite, come ‘fête’ (festa) diventa ‘tefe’ o ‘l’envers verlen’, oppure ‘femme’ (donna) diventa ‘meuf’. Sono curiosa.
Grazie a mio zio per la scoperta, a mio cugino per avermelo prestato e a mia cugina per il mio accento romano. Papà, scusami se parlo come Totti, ma mi piace.

[…] Un polpo alla gola di ZEROCALCARE […]
J’ai lu ton article en italien et si je ne sais plus le parler, je suis contente de voir que je suis encore capable de le lire même si j’ai dû passer à côté de certaines choses 🙂 Merci pour la découverte et d’avoir pris le temps de nous proposer un avis en deux langues !
Quant aux illustrations, si elles ne m’inspirent pas trop, le côté humoristique du livre a l’air sympa.
De rien, j’adore vous proposer des avis bilingues. Je suis ravie que cet article t’ait plu et t’ai permis de réviser l’italien et qu’il ait été assez facile pour que tu en comprennes la teneur. Les illustrations sont effectivement très particulières.
J’avoue que personnellement, c’est plus le contexte qui me touche. Le dialecte romain a une connotation tellement négative. Effectivement, si tu parles le romain dans d’autres régions, tu es considérée comme quelqu’un de vulgaire. Mon père le traduit comme parler comme Totti (joueur de foot de l’AS Rome), mais concrêtement, c’est assez mal vu. Une prof d’italien (italienne) m’avait retiré un point car je prononçais mes C à la romaine. Le côté nostalgique des banlieus populaires de rome dans cette bd donne une connotation positive de cette accent. C’est ce qui me fait le plus plaisir je crois. 😀
C’est fou ça quand même ! De France, c’est quelque chose dont on n’a pas idée…
oui, on parle beaucoup des différences entre les régions en espagne, mais en italie, c’est pareil. Je me rappelle que quand je parlais du mariage de mes grand parents on me disait c’est pas commun. Ma grand mère est calabrese et mon grand père était lombard !