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La mia recensione
Ho ricevuto il libro tramite il programma Eurolibro (che non vi consiglio, perché non è un affare e uscirne è complicato). Nessuno dei libri del programma può essere rivenduto in libreria, solo su Vinted è possibile. Speravo di fare belle scoperte… e invece così non è stato.
Ferzan Ozpetek ha una scrittura semplice e scorrevole, ma la trama sembra tutta una messa in scena strana e fuggevole. Mi dispiace, perché le idee ci sono, ma messe insieme mancano di logica: l’età dei personaggi, le loro emozioni.
Proprio questo ultimo punto è fondamentale. Senza un minimo di emozione, non riesco a coinvolgermi in una storia. La trama può avere difetti, ma Alice è un personaggio che sembra non avere mai avuto libertà né amore. Non sembra provare alcun sentimento per gli altri, e sua madre ancora meno. L’unica eccezione è Irene, una donna che ha visto a cinque anni e poi solo una volta al telefono. Non so voi, ma o è un amore platonico a prima vista, o non si spiega: difficile da accettare.
E questa è solo una delle tante cose un po’ inspiegabili.
Ozpetek dipinge le donne come esseri molto dipendenti dal fascino fisico. Parla d’amore, ma solo in chiave sessuale: addio romanticismo. Riesce nell’amicizia, ma parlare d’amore non è certo il suo forte.
Libera la protagonista con un’eredità. Per una siciliana così abituata alla vita di campagna, la scoperta di Roma diventa il massimo del fascino e del divertimento. Mi sono piaciuti certi elementi della vita di Zia Irene, ma lo svolgimento per me non era indispensabile e appare come un fulmine in un cielo sereno.
In breve
Non sarà un libro indimenticabile: simpatico, sì, ma con molti punti deboli.
Notazione
Citazione
«Ciao, Mario mi ha detto che cerchi una stanza in zona. Ah, non mi sono presentata: mi chiamo Alice, lavoro qui, ti ho servito prima.» Davide la guardò beffardo mentre finiva di masticare, come se le avesse appena fatto uno scherzo. In realtà, Alice avrebbe scoperto, era la sua espressione abituale. «So che lavori qui: hai il grembiule! Ahahah! Piacere, Davide» e le porse la mano.
«Sì, sto cercando una stanza, ma mi accontenterei anche solo di un posto letto… In una cantina, un garage, un ripostiglio, un buco. In zona, mi sa che non posso sperare altro, con i prezzi che ci sono…»
Parlava a mitraglia, ed era praticamente impossibile interromperlo. «
Abito ai Castelli. Ogni giorno è un incubo arrivare fin qui. E mi si è rotta pure la macchina, così per raggiungere la stazione devo fare l’auto-stop o rubare la bicicletta a mia sorella. Prima o poi mi ucciderà.»
Riasunto
Presentazione







