Sono ancora io, zio. La giornata non è finita. Siamo tornati interi, però…
Una volta lasciato Guadagnolo, siamo andati in un paesino vicino. Era presto per mangiare. Abbiamo continuato l’avventura. Mangiare alle 11 del mattino anche se con 34m di arrampicata nelle gambe non è molto ragionevole. Una passeggiata ?Buona idea. Soppratutto che con la strada asfaltata, quindi facile. Anche con le scarpe senza suole. Non c’erano sassi abbastanza grossi e appuntiti da poter bucare ciò che restava della mie scarpe. Ci siamo fermati in un borgo a pochi chilometri di distanza conosciuto per il suo santuario. Una grotta. Il mio incauto zio non mi accompagna nella grotta per vedere le reliquie. Strano. Ha paura? (una piccola risata) Mi sono infilata tra due pareti di roccia strette e sono scesa. Giu per i gradini. Mi sono fermata davanti all’altare. Era ricoperto di preghiere. Scritte e lasciate li. Per tutti coloro che se ne sono andati troppo presto.
Non so esattamente quanto sono restata la sotto. E come se il tempo si fosse fermato. Dopo un po’ sono tornata indietro. Zio mi chiede : “Allora, a quale Santo appartengono le reliquie?” Sono senza parole, perché non avevo manco guardato. Lo guardo con lo sguardo di un un pesce lesso. Il peggio è che me l’ha detto e manco me lo ricordo…
Saliamo verso la chiesa del borgo dove c’è una terrazza circondata da piante e rocce e pochi metri un dirupo e il vuoto. Papà ! Menomale che non c’eri ! con le tue vertigini e le tue paure mi sembra di sentirti “Attenta, Camilla !”, “Stai indietro!”, “Guarda dove metti i piedi!”, “fermati! Non avvicinarti al bordo!”. Sì, piccolo papà! Con Zio, ho scavalcato il muretto di roccia a un metro dal precipizio. Meno male che non ho le vertigine ! Abbiamo contemplato il panorama.
Li vicino c’era un insolito arrampicatore. Noi stavamo a un metro dal precipizio ed è già rischioso. Lui ascoltava musica. Seduto sul bordo del dirupo con le gambe nel vuoto. Tranquillo. Aspettando chi sa qui. Accanto a lui, vedo un nastro teso sul vuoto fra due cime. Mi chiedevo ma chi è ? Che fa ? C’erano altri pazzi pronti ad attraversare il vuoto appesi a un nastro? Il mio cervello ha iniziato a immaginare mille scenari. Mo’ che fa ? si alza, ma dove va ? Tirate fuori i popcorn. Il tipo sta legando il moschettone al nastro. Sta per attraversare. Camminerà sulla nastro a una centinaia di metri dal suolo? Fermatelo. E pazzo !
Invece no si appende come un salame. Va avanti con le mani, poi le gambe come se nulla fosse. Io sbalordita. Zio invece deluso. Gli chiedo perché, e lui rispose: “Pensavo che avrebbe camminato sul nastro”. Sicuramente, sarebbe stato più fico. Torniamo alla macchina. Adesso si mangia. Ho una fame lupinia! Ci dirigiamo verso la casa del contadino.
Mio zio mi dice: ” Tutti i prodotti della sua cucina sono prodotti nei suoi campi e la carne proviene dalla sua fattoria. Mangeremo molto e bene.” Non c’era bisogno di altri argomenti, ero già convinta. Quando Zio propone un’attività, sono sempre sospettosa. Per il cibo, è una tutt’altra cosa, ho fiducia al 100%. Mio zio è un ottimo cuoco e un buongustaio. Arrivati sul posto. Sorpresa ! Un prefabbricato semplice e non troppo accogliente. Un po ‘sbilenco. Zio mi chiede se voglio stare dentro o fuori. Mi sa che non ha visto che la mia fiducia sta volando via. Dentro è buio e scuro, mezzo negozio di prodotti fatti in casa ed è aperto su una cucina. Ho deciso, staremo fuori. C’è pure il sole. Il tempo e cosi bello ! Il proprietario ci dice che sta aspettando gente fuori. Che delusione. Volevo profittare del sole caldo e luminoso. Due clienti che stanno mangiando fuori su un tavolo da sei ci invitano a unirci a loro. Zio si siede. Lo lascio a chiacchierare perché ho visto dei cuccioli e mi viene voglia di coccolare quelle piccole palle di pelo.
10 cuccioli di due settimane. Che belli! Lì a zampettare giocherellare tra loro. Parlavo da solaE io che cerco di avvicinarmi piano piano, trattenendo senza grande success, l’entusiasmo. Certi più audaci degli altri, si sono avvicinati alla pazza. Cioè io. Altri, più paurosi, non osano troppo. Due canagliette nere, invece, si sono lasciate acchiappare e accarezzare con piacere. Che carini. Mi dico, spero, che ci terranno compagnia durante il pranzo. Magari!
Nel frattempo, zio ha fatto conoscenza con i nostri compagni di tavolo. Uno alto e muscoloso e l’altro basso e tarchiato. Amici da sempre ? Forse. La conversazione é gioviale e spensierata. Zio sorridente ed entusiasta mi dice : “Sai che fa nella vita questo signore?”, indicando il più forte dei due. Io incuriosita e un po’ sorpresa non rispondo. ” E un maniscalco” me fa’ lui. E io imbarazzata perché non conosco la parola maniscalco. Lo guardai senza capire. Cerco senza successo una parola in francese somigliante che mi aiuti. Niente ! Zio capisce e me spiega “un maniscalco ferra i cavalli”. Non ci sarei mai arrivata da sola. L’altro signore non ho capito cosa facesse. Mi ricordo solo che aveva appena perso la mamma. L’omone, il maniscalco, dice “Non potevo lasciarlo da solo a piangere nella sua casa vuota”. Tanta gentilezza in una montagna di muscoli. Quante cose ci ha raccontato. Una vita ricca. Prima di fare il maniscalco, era nell’esercito e disinnescava le mine. Che riconversione!
Intanto, ci avevano l’antipasto, ceci con pancetta e rosmarino. Non vado matta per i ceci. Sono troppo mollicci e spesso secchi. Mi piace solo l’hummus. Ma l’odore del piatto è ottimo. Mi viene l’acquolina in bocca. Ho finito il mio piatto in quattro quattro otto. Troppo buono! Forse vedrete la ricetta sul blog.
Poi ci hanno portato una Gricia con i funghi porcini freschi. Gustosissima! Nessuno parla. Intenti a gustare e ad assaporare a occhi chiusi. Gli odori deliziosi hanno attirato un gattino. Audace, abile e affamato si lascia prendere in braccio. Il cane del nostro robusto vicino gli mostra i denti. Ma il gattino non si spaventa. Dopo l’enorme piatto di pasta, l’oste dice: “assaggerete i nostri spiedini ?”. “Ancora ?” dico io. Zio “io no. Sono pieno, ma mia nipote si”. Lo guardo preoccupata perché ho l’impressione di non poter mandar giù più nulla. Ma come dire di no? Esito. L’oste torna con un piatto di spiedini. Zio mi aiuta un po’. Io che pensavo non avere più fame mangio con gusto.
Come se non avessi mangiato niente. La carne è così saporita, tenera. Mmmmm troppo buona. Il tutto annaffiato con un buon vinello locale. Che mangiata epica. Ma non è finita! Ciambelle, marmellata di more, altro vino e amaro della casa per chiudere in bellezza. Abbiamo salutato i nostri compagni e “rotolato” fino alla macchina.
Abbiamo smaltito un po’ visitando un villaggio medievale su una collina che avevo notato all’andata. Mi hanno incuriosita le alte mura e la “mezza” torre. Ci siamo chiesti se fosse una questione di soldi, o se l’altra metà fosse stata distrutta e la restante murata, o se un architetto con uno strano senso dell’umorismo avesse pensato che una mezza torre avrebbe fatto parlare i visitatori.
Poi al bar del villaggio. Un cappuccino per me, un caffè per zio. Il miglior modo per concludere una bellissima giornata. Il giorno dopo? Il sorriso per la gita ma non vi dico come si sono lamentati i miei muscoli.